Museo Archeologico Nazionale
L’idea di un museo archeologico prende forma a Siena tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, all’interno di quelle istituzioni che per vicende diverse avevano visto il formarsi di piccoli nuclei di antichità.
L’idea di un museo archeologico prende forma a Siena tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, all’interno di quelle istituzioni che per vicende diverse avevano visto il formarsi di piccoli nuclei di antichità.
L’idea di un museo archeologico prende forma a Siena tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, all’interno di quelle istituzioni che per vicende diverse avevano visto il formarsi di piccoli nuclei di antichità. Alla progettazione scientifica del museo lavora negli anni Venti del Novecento il giovane Ranuccio Bianchi Bandinelli. Il museo prende forma nei locali di via della Sapienza, dove tra 1931 e 1933 vengono allestiti i materiali provenienti dall’Accademia dei Fisiocritici (rinvenimenti da città e la collezione Mieli, donata al Comune di Siena nel 1882) e la collezione Bargagli di Sarteano, trasferita a Siena ad agosto 1931.
L’istituzione del Regio Museo Archeologico data al 7 ottobre 1941.
Il patrimonio archeologico continua ad essere incrementato anche negli anni successivi: nel 1951 viene donata allo Stato la collezione di Bonaventura Chigi Zondadari; due anni dopo lo stesso acquisisce la collezione di Emilio Bonci Casuccini, preziosa documentazione dell’archeologia chiusina. Nella seconda metà del Novecento il museo si accresce grazie a rinvenimenti fortuiti dal territorio e agli scavi condotti dalla Soprintendenza.
Alla fine degli anni Ottanta del secolo scorso data il trasferimento del museo all’interno del Santa Maria della Scala: qui va ad occupare i locali che si aprono all’angolo dell’ospedale, l’antico pellegrinaio delle donne e alcuni spazi annessi. Nel 2001 si colloca l’ultimo trasferimento del museo negli ambienti posti al livello più basso del Santa Maria (I-II), fatti di cunicoli scavati nell’arenaria e di ampi spazi costruiti a mattoni.
Opere
testa del cosiddetto Pseudo-Seneca
Nel 1930 a Siena fu trovata una testa di scultura, inizialmente confusa con Seneca. Diverse teorie suggeriscono che rappresenti poeti greci, come Esiodo, e risalga al I secolo d.C.
Nel 1930 a Siena fu trovata una testa di scultura, inizialmente confusa con Seneca. Diverse teorie suggeriscono che rappresenti poeti greci, come Esiodo, e risalga al I secolo d.C.
Urna di Larth Sentinate Cumere
L'urna, appartente alla tomba di famiglia dei Sentinate Cumere, mostra il defunto semirecumbente sulla kline. Sulla cassa è rappresentato il riconoscimento tra i due fratelli, figli di Agamennone, Ifigenia e Oreste in Tauride.
L'urna, appartente alla tomba di famiglia dei Sentinate Cumere, mostra il defunto semirecumbente sulla kline. Sulla cassa è rappresentato il riconoscimento tra i due fratelli, figli di Agamennone, Ifigenia e Oreste in Tauride.
Urna della tomba dei Sentinate Cumere
L'urna, appartenente alla tomba dei Sentinate Cumere, presenta sulla cassa un recumbente maschile; sulla cassa è rappresentata una scena variamente interepretata: la lettura tradizionale dei due guerrieri sorretti da compagni come rappresentazione di Eteocle e Polinice morenti è stata messa in dubbio dalla presenza del fulmine.
L'urna, appartenente alla tomba dei Sentinate Cumere, presenta sulla cassa un recumbente maschile; sulla cassa è rappresentata una scena variamente interepretata: la lettura tradizionale dei due guerrieri sorretti da compagni come rappresentazione di Eteocle e Polinice morenti è stata messa in dubbio dalla presenza del fulmine.
Anfora di bucchero 'pesante'
L'anfora, di colorazione bruno rossastra ('bucchero rosso'), proviene da una tomba rinvenuta in località Querce al Pino a Chiusi. Il corpo del vaso è decorato da una fascia a stampo con sfingi gradienti verso sinistra; sulla spalla baccellature con gocce pendule. Sull'orlo, in corrispondenza delle anse, testine femminili plastiche. Del corredo della tomba facevano parte anche un'altra anfora simile e due hydriai.
L'anfora, di colorazione bruno rossastra ('bucchero rosso'), proviene da una tomba rinvenuta in località Querce al Pino a Chiusi. Il corpo del vaso è decorato da una fascia a stampo con sfingi gradienti verso sinistra; sulla spalla baccellature con gocce pendule. Sull'orlo, in corrispondenza delle anse, testine femminili plastiche. Del corredo della tomba facevano parte anche un'altra anfora simile e due hydriai.