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Biglietti
2 aprile 2025

#Storiedalmuseo- Gli affreschi perduti sulla facciata del Santa Maria della Scala

Facciata del SMS in foto d'epoca

Il ciclo a fresco era collocato sopra gli ingressi del Pellegrinaio e della chiesa, fra la parete in calcare di quest’ultima e quella che oggi si può interpretare come la demolizione di una cornice in muratura, allungandosi, pertanto, una storia dopo l’altra, dal Palazzo del Rettore fin quasi alle bifore della Casa dei gettatelli. Una quinta muraria che a sentire Girolamo Macchi sarebbe stata predisposta ad hoc diversi anni prima, tra il 1316 e il 1320, sotto il rettorato di Tese Tolomei, con tanto di tettoia che avrebbe dovuto proteggere l’opera dall’azione degli agenti atmosferici. Nonostante la fama degli artisti chiamati a dipingerli e il fatto che questi affreschi divennero un prototipo per la pittura senese fino a tutto il Quattrocento, nessun documento dell’epoca fornisce delucidazioni sulla loro realizzazione. La prima memoria scritta di questo ciclo si rintraccia più di un secolo dopo nei “Commentarii” di Lorenzo Ghiberti (1452-1455). Il secolo dopo Giorgio Vasari eliminò completamente Simone Martini dalla loro esecuzione e le assegnò solo ai Lorenzetti. Secondo la sua ricostruzione Pietro Lorenzetti avrebbe dipinto la Presentazione al tempio e lo Sposalizio di Maria, che invece Ghiberti aveva attribuito a Simone Martin,i mentre Ambrogio avrebbe eseguito la Natività e l’incontro con le vergini al tempio. Nei primi del Settecento Girolamo Gigli fu testimone oculare che il prezioso ciclo pittorico stava ormai scomparendo, irrimediabilmente danneggiato dagli agenti atmosferici nonostante la presenza della tettoia. Situazione compromessa, che tra il settembre del 1720 e il gennaio del 1721 convinse il Rettore Antonio Ugolini ad operare una generale ripulitura del fronte dell’ospedale, scialbando a calcina la casa delle Balie e del Rettore, abbattendo la tettoia e picchettando gli affreschi sulla facciata della chiesa. Questa fu uniformemente dipinta a strisce bianche e azzurre, “decorazione” eliminata con i restauri del 1905-1907, che riportarono a nudo il muro, come lo vediamo anche oggi. In questo modo, il poco che restava dei preziosi affreschi trecenteschi fu cancellato per sempre, suscitando polemiche nei contemporanei.