Si ritiene che i tre busti siano stati commissionati dal Santa Maria della Scala per valorizzare il suo tesoro, in un'epoca in cui le reliquie avevano un forte significato religioso e politico. Oggi, pur essendo vuoti, i busti continuano a raccontare la storia di un periodo in cui l'arte e la fede erano strettamente legate. Da una più approfondita analisi stilistica risulta evidente una certa distanza cronologia tra i tre busti, soprattutto tra i due personaggi maschili e Santa Cristina. Sant'Antonio e Santo Stefano, infatti, presentano la fisionomia del volto molto simile e una resa stilistica affine: le palpebre sottili, il naso allungato e le labbra fini, ma soprattutto l'andamento geometrico di vesti e di capigliature invitano a riconoscere la medesima mano nell'esecuzione dei due manufatti e a datarli tra la fine del Trecento e i primi anni del Quattrocento. Santa Cristina, invece, con i suoi capelli folti e movimentati, lo sguardo meditabondo rivolto verso l'alto, sembra opera di un artista più moderno e attivo in una fase più inoltrata del Quattrocento. Le placchette quadrilobe smaltate che decorano lo scollo sembrano invece collocabili al fine del Trecento, verosimilmente risalenti ad un periodo precedente e poi qui riassemblate per un fine decorativo.